Quello che rimane del 2013

UNDREDTH - REVOLT EP

Il quintetto della South Carolina (pronunciato con un super inglese "sauf çarolaina") è in piena ascesa e quest'ultimo EP li ha catapultati in signori tour quali il Never Say Die o questo (clicca per il link). L'Hardcore qua non ha niente a che vedere con breakdown minimali o clean vocals pop-oriented. La band si trascina dietro una pesante eredità ma cavalcando , bisogna ammetterlo, anche l'ascendere di band come Architecs e Being As An Ocean ha potuto godere del palcoscenico internazionale in pochissimo tempo. Tutto meritatissimo ad onor di cronaca e i cinque pestoni di questo EP sono una ulteriore dimostrazione di potenza e progressione nel songwriting. 
Se vi fanno paura i termini "Melodic Hardcore" e "Post Hardcore" nel 2014 la band che forse più vi può meglio accogliere a braccia aperte sono gli Hundreth. Avendo avuto il piacere di vederli live non posso far altro che rafforzare in voi la convinzione che di band così non ne nascono spesso.
7/10


A LOT LIKE BIRDS - NO PLACE

Figli illegittimi dei Dance Gavin Dance gli A Lot Like Birds ritornano dopo un fortunatissimo Conversation Piece con questa nuova fatica musicale. Il sestetto cambia approccio al proprio modus operandi volendosi distanziare sempre più dai genitori DGD. Vengono enfatizzate le parti Mathcore e le suite Progressive dando più spazio alla psichedelia, alla ricerca dei suoni, delle armonizzazioni. Gli intrecci delle note divengono un fluire immensamente ricco di significati ed emozioni e l'interpretazione del duo canoro anche questa volta riesce a destabilizzare la mia sempre lucida riflessività con passaggi ricchissimi e riuscitissimi. Non è possibile non provare emozioni o non viaggiare con la mente durante l'ascolto di No Place. Duole dirlo però che il livello di intensità delle composizioni rimane troppo omogeneo e pochi brani riescono a trovare un mood catchy ed esaltarsi l'uno dall'altro. Non che sia l'imperativo formale di ogni brano ma nel precedente lavoro il minutaggio a disposizione era stato usato molto meglio e la sperimentazione veniva di pari passo accompagnata con la freschezza e l'energia delle composizioni. Energia che qui viene troppo diluita e si dissolve nell'incedere psichedelico ed atmosferico già citato creando un album a volte sin troppo lento con una trama che riesce solo a tratti a farti saltare dalla sedia.
7/10


MEPHISTOPHELES - SOUNDS OF THE END

Il problema è essenzialmente mio che ho caricato troppe aspettative su un cd proveniente dalla lontana e remota Tasmania. Io però ci credevo, cazzo...
Il mio singer preferito Matthew Chawlk, storico singer dei ben più noti Psycroptic si presta a tornare sulle scene dopo 10 anni con un nuovo cd Death Metal.
Un cd con una produzione che lascia a desiderare ma posso capire il fatto che in Tasmania non ci siano molti luoghi dove registrare ma bypassando questa formalità anche le composizioni trovano dei palesi difetti. Trovo fastidiosissimo l'uso fatto di certe scale e certe tonalità per fare il verso ai Spawn Of Possession con la metà della tecnica. Il gusto stesso delle composizioni è una via di mezzo tra la band svedese e gli Psycroptic. Questa sorta di Technical Death Metal sembra quasi una parodia di se stesso, forse uno dei cd Death Metal più inoffensivi del pianeta, un cucciolo ammaestrabile che mostra le unghie solo perchè lo accarezzi troppo. Fortuna che la prestazione del buon Matthew non è da buttare, ed anzi in un brano come The Great Orbs Beyond Our Skies fa una enorme differenza.
Nonostante una produzione indecente, composizioni quasi ridicole e una copertina improponibile, Matthew Chawlk rimane il mio singer preferito (Ed il miglior del pianeta in ambito estremo ndr)
4/10


CHILDREN OF GOD - WE SET FIRE TO THE SKY

Vorresti essere figo come i Fall Of Efrafa, cattivo come gli Hierophant, maligno come gli Oathbreaker e pure aggressivo come gli All Pigs Must Die. Il risultato però è un minestrone di musica più o meno causale rimandante più che altro alla storica band defunta e contaminando qua e la, cercando di non dare troppi appigli ad una semplice stereotipizzazione, nella speranza di personalizzarsi un minimo. Il cd dei Children Of God coinvolge e riesce nella sua unità a sembrare vincente. Quando però slacciamo le canzoni dal contesto del cd esse perdono totalmente di significato, risultano un intreccio di passioni ed inclinazioni ma con nessuna cornice a fare da pacere tre le varie anime. Al contrario ascoltato l'intera opera (29 minuti scarsi) si può apprezzare un certo continuum. 
Basta pensare però come con 20 minuti i FOE tirassero fuori cose come Dominion Theology e il gruppo di Orange Country viene sensibilmente rivalutato in virtù di quel che prima di loro è passato
6/10
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About Edoardo

YDBCN è un collettivo di persone disagiate che odia la musica
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