Recensione: Paradise Lost - The Plague Within


La carriera dei Paradise Lost è stata un continuo rinnovamento stilistico nel corso degli anni, alti e bassi, release mediocri e sperimentali (vedi Host), raggiungendo anche apici musicali come ‘Draconian Times’. Negli ultimi anni hanno dato una continua ed egregia prova della loro personalità, a tratti assoluta. Riprendendosi definitivamente con l’uscita del 2009 di ‘Faith Divide Us – Death United Us’, la band inglese riscrive nuovamente il loro sound, riproponendo sonorità vicine alle loro origini. Un doom/death/gothic di qualità incomparabile, a partire dalla prova vocal di Nick Holmes, (in questa release usa molto più growl) egregia e unica. Lo riconoscerei tra mille voci! La vera perla dei Paradise Lost sono i due chitarristi, rispettivamente Greg Mackintosh e Aaron Aedy, la vera anima del gruppo, sempre ottimi a non riproporsi banalmente, sono proprio loro ad aver portato i Paradise ad un livello superiore rispetto a tutta la media dei gruppi esistenti! Posso dirvi tranquillamente che di rado trovo chitarristi cosi ispirati a partire dai riff lenti e graffianti, alle melodie serafiche, per finire agli assoli di un’ispirazione disarmante. Sono fortemente eccitato dall’ennesima prova di grandissima classe dei Paradise! Band che meraviglia per la propria costanza, principalmente nelle ultime quattro uscite, pronti a confrontarsi con i grandi del genere, anche se a mio parere loro hanno già un ampio posto nella storia del metal in generale. Questa raccolta di dieci tracce potranno soddisfare qualsiasi ascoltatore, anche alle prime armi con il genere o con la stessa band. Sono i gruppi di questo calibro che portano il metal ad un genere superiore, fonte di ispirazione di numerose altre varietà di musica. Non perdetevi per nessun motivo una delle migliori prove di questo 2015.



SENTENZA: Un bagno di sangue!


Recenosre. marcello Mazza
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