Recensione: Disturbed - Immortalized



Quest’album non va, non funziona. E’ inutile girarci troppo attorno o cercare di addolcire la pillola con scuse di sorta, i Disturbed si destano dalla loro pausa riflessiva durata 4 anni tornando sulle scene con un disco piatto, scontato, trito e ritrito: Immortalized, una raccolta composta da 10 inediti e una cover di Sound of silence di Simon & Garfunkel (canzone abusatissima e coverizzatissima, inutile dirlo…).

Analizziamo gli eventi: I Disturbed nel 2000 fecero il botto nella scena nu-alternative americana debuttando con un album divenuto quasi immediatamente un classico, The Sickness, un lavoro brillante, intenso, vincente su ogni fronte. Buona la prima, e buonissima la seconda dato che due anni dopo il gruppo riconquistò il pubblico aggiudicandosi a pieno merito lo status di cult-band con Believe, altro disco dalla notevole caratura. In effetti la band negli anni ha avuto un incredibile successo, se pensiamo che tutti gli album che hanno seguito il debutto abbiano conquistato l’agognata vetta della Billboard 200. Tuttavia non è tutto oro ciò che luccica, e la qualità della proposta musicale dei Disturbed post-Believe andava disegnando via via una parabola sempre più discendente, ed il picco più basso di questa parabola fino ad ora coincideva con l’ultimo album rilasciato prima del letargo, Asylum (2010), lavoro nel quale il sentore di stantio avvertito nei due lavori da top ten che lo avevano preceduto, si palesava duramente facendo storcere il naso a buona parte della critica. Il gruppo accusò più o meno indirettamente la crisi artistica annunciando il momentaneo ritiro dalla scena, non prima di congedarci con una raccolta alquanto discutibile di B-sides..

Tiriamo le somme: Era dura ma ce l’avete fatta, siete riusciti a sfornare un album ancora più brutto di Asylum. Ho sempre considerato Draiman un ottimo vocalist, dotato di un timbro particolare e facilmente riconoscibile; tuttavia il quesito che mi pongo è il seguente: si possono usare le stesse, identiche metriche e cadenze per quattro album consecutivi? Si dice che squadra che vince non si cambia, verissimo, ma se la nenia non è vincente già in partenza, è auspicabile pensare che non lo sarà nemmeno in futuro, come in questo caso. Dunque partiamo proprio col bocciare su tutta la linea uno dei maggiori punti di forza del combo: la voce. Andiamo avanti. Il songwriting. Il lavoro è interamente costruito attorno a soluzioni abusatissime, riff sentiti mille altre volte e linee melodiche puerili. La chitarra non risulta incisiva, il basso non pervenuto, la batteria mixata come se fosse un album pop. Potrei prendere in esame canzone per canzone e demolire ogni difetto, il problema è che trovo la situazione talmente tragica che sarebbe un lavoro pedissequo e superfluo; situazione caratterizzata per l’appunto da due aggettivi che calzano a pennello col tenore dell’album da me analizzato. Mi limiterò solamente a citare due canzoni, la più orrenda e la più accettabile: La prima corrisponde a Fire it up, inno cazzaro che invita gli ascoltatori ad accendersi una canna e godersi la vita. Probabilmente il punto più basso mai raggiunto dai Disturbed, non vado oltre col massacro.. La seconda invece è What are you waiting for, indubbiamente apice compositivo del lavoro e appunto unico brano che risulta almeno piacevole all’ascolto, il pezzo è comunque scontatissimo e infantile, ma almeno in questo caso si sentono dei vaghi echi del nerbo che fu. Non buttate i vostri soldi.


"Immortalized" track listing:

01. The Eye Of The Storm
02. Immortalized
03. The Vengeful One
04. Open Your Eyes
05. The Light
06. What Are You Waiting For
07. You're Mine
08. Who
09. Save Our Last Goodbye
10. Fire It Up
11. The Sound of Silence
12. Never Wrong
13. Who Taught You How To Hate
14. Tyrant*
15. Legion of Monsters*
16. The Brave And The Bold*

SENTENZA: TORNATE IN LETARGO


RECENSORE: MALLEUS

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About Edoardo

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